Suicidio assistito: ancora un taboo?!

E’ iniziato il 24 marzo 2021, nelle Marche, il procedimento di urgenza contro una Asl che si è rifiutata di applicare la “sentenza Cappato”, emanata dalla Corte Costituzionale il 22 novembre 2019 in relazione al suicidio assistito di Fabiano Antoniani (detto Fabo).

Costituisce oggetto del procedimento al vaglio dei giudici marchigiani il suicidio assistito richiesto da un uomo di 42 anni affetto da tetraplegia irreversibile.

Dopo il diniego ricevuto dall’azienda sanitaria di riferimento, il soggetto, seguito dagli avvocati del Comitato dei giuristi per le libertà dell’Associazione Luca Coscioni, ha chiesto l’intervento del giudice al fine avviare l’iter previsto dalla sentenza n. 242 del 2019 della Consulta. Nello specifico, l’Asl deve effettuare le verifiche per l’accertamento dello stato di salute in cui versa il paziente, per poi procedere, dopo il parere positivo rilasciato dal comitato etico, alla prescrizione del farmaco letale.

Secondo la Corte costituzionale, infatti, è legittimo che i malati gravissimi versanti in determinate condizioni possano far richiesta di porre fine alle proprie sofferenze, attraverso una procedura che, tramite Servizio Sanitario Nazionale, metta in pratica il suicidio medicalmente assistito.

La “sentenza Cappato”, in particolare, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale, rubricato “Istigazione o aiuto al suicidio” per la sola parte relativa all’aiuto al suicidio, stabilendo che non è punibile esclusivamente se fornito a una persona che sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.

In attesa della decisione dei giudici, Filomena Gallo, avvocato del collegio difensore e Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato che «è una crudeltà inaudita che i cittadini in condizioni gravissime debbano passare per i tribunali per ottenere risposte sull’esercizio dei propri diritti costituzionali. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, quello della Giustizia, Marta Cartabia, e tutto il Governo dovrebbero procedere nel rispetto della Costituzione con gli atti necessari affinché le strutture pubbliche del Ssn applichino la sentenza della Corte costituzionale».

 

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